Disastri naturali ed ambientali

I viaggiatori possono essere esposti, analogamente alla popolazione residente del paese ove si recano, agli effetti di disastri naturali o provocati dall’uomo.

Lo tsunami  del 26 dicembre 2004 che fece poco meno di 300.000 vittime in Indonesia e in altri paesi del golfo del Bengala (Sri Lanka, India, Birmania, Thailandia, Malaysia) portò a morte centinaia di turisti che affollavano le spiagge thailandesi. Numerose sono state le catastrofi che hanno colpito l’umanità anche nel nuovo secolo, come il terribile terremoto del Giappone dell’11 marzo 2011.

L’uomo ha sempre convissuto con disastri e cataclismi di maggiore o minore portata sviluppando forme di prevenzione come nel caso delle costruzioni antisismiche, ma mantenendo sostanzialmente un atteggiamento fatalista di fronte alla forza sovrastante della natura.

Anche sul piano sulla risposta ai disastri, l’uomo ha sviluppato una certa capacità organizzativa per quanto riguarda i soccorsi, l’identificazione delle priorità, il coordinamento degli aiuti, la mobilitazione internazionale.

Terremoti, maremoti, alluvioni, eruzioni vulcaniche, uragani possono colpire ovunque, ma vi sono aree geografiche geologicamente predisposte ad avvenimenti catastrofici. Nella voce sicurezza sono riportate le aree geografiche ove si registrano frequentemente alluvioni, uragani o dove esistono vulcani attivi. I viaggiatori ne devono essere consapevoli per poter assumere ogni decisione al riguardo.

Disastri naturali possono comportare la distruzione dei sistemi fognari e degli acquedotti e provocare malattie, anche con carattere epidemico come febbre tifoide, colera, epatite A, leptospirosi o causare malattie legate all’esposizione a spore come nel caso del tetano. Sono comunque i traumi, le ferite l’annegamento a causare i morti nel caso di terremoti o maremoti o eruzioni vulcaniche.

Anche il fuoco può essere nemico mortale in caso di incendi in hotel, discoteche, ristoranti. In hotel i viaggiatori dovrebbero pertanto prendere sempre visione delle vie di fuga.

Nel caso del Giappone, il rischio principale del dopo tsunami è stato quello radioattivo. Solo ad un  anno di  distanza dalla tragedia, le autorità del Giappone hanno rivelato che solo per poco è stata evitata una reazione a catena nella centrale che avrebbe dovuto comportare l’evacuazione di Tokyo e danni irreversibili per gli abitanti di quel meraviglioso paese.

Donne gravide

Un’altra importante categoria di viaggiatori a rischio è rappresentata dalla donna gravida. Ogni gravidanza può essere soggetta a complicazioni. Le complicazioni maggiori si hanno di solito nel primo e nel terzo trimestre. Si può dire pertanto che il periodo più sicuro per un viaggio è il secondo trimestre di gravidanza. I fattori di rischio ostetrico-ginecologico per una donna gravida che intenda viaggiare sono: storia di aborti spontanei, di gravi- danze ectopiche, di parti prematuri, di anomalie placentari, di tossiemia, ipertensione e diabete, cervice uterina incompetente, gestazione multipla, primipara di più di 35 anni. Fattori di rischio generali per una donna gravida che voglia viaggiare sono: storia di malattia tromboembolica, ipertensione polmonare, presenza di asma severa o di malattie polmonari, valvulopatie mitraliche o aortiche, cardiomiopatie, ipertensione severa, diabete, insuf- ficienza renale, anemia severa o emoglobinopatie, altre patologie che richiedano continua assistenza medica. L’aborto spontaneo nel primo trimestre o una gestosi o una rottura delle membrane al terzo trimestre possono essere particolarmente pericolose se non ricevono cure specialistiche. Pertanto è necessario che la donna gravida che intende viaggiare si informi preventivamente sulla presenza e qualità dei servizi medici esistenti nel paese e nella località di destinazione annotandosi numeri di telefono, ubicazione ed altri det- tagli come la possibilità di eseguire trattamenti chirurgici di emergenza, sicurezza di eventuali trasfusioni di sangue. É necessario che la donna porti con sé tutta la documentazione sanitaria relativa al suo stato, il suo gruppo sanguigno, la sua anamnesi.

Vi sono località particolarmente pericolose per la donna gravida, ad es. le elevate altitudini, paesi o aree in cui infieriscono epidemie di agenti infettivi trasmessi per via alimentare o per puntura di insetti, paesi o aree in cui esiste un rischio malarico, specie dovuto a P.falciparum o paesi o aree che richiedano vaccinazione con vaccini vivi.

In linea generale, i vaccini vivi dovrebbero essere evitati in gravidanza, per il rischio teorico di danni al feto. In teoria, una donna che abbia ricevuto vaccini vivi (ad es. contro morbillo/parotite/rosolia, o febbre gialla) dovrebbe rinviare una gravidanza di quattro settimane. Tuttavia, tali danni non sono stati provati, pertanto non c’è ragione di interrompere  una gravidanza se una donna che abbia ricevuto tali vaccini rimanga poi incinta. La vaccinazione contro la febbre gialla è controindicata nelle donne gravide, così come quella contro morbillo/parotite/rosolia, contro la febbre tifoide nel caso del vaccino Ty21a, contro il papillomavirus umano, contro la varicella, contro la tubercolosi. Per quanto riguarda la profilassi antimalarica, la clorochina, l’associazione clorochina-proguanil e la meflochina  possono essere date in gravidanza. La doxiciclina  e la primachina sono controindicate; l’associazione atovaquone-proguanil non è indicata mancando studi di sicurezza in proposito. La maggior  parte delle compagnie aeree proibisce il volo alle donne gravide dopo la 35 o la 36 settimana. Oc- corre pertanto assumere al riguardo tutte le informazioni da parte della compagnia area. A causa della maggior facilità delle donne gravide ad andare incontro a tromboflebiti, la donna gravida non dovrebbe rimanere seduta troppo a lungo, ma alzarsi periodicamente e camminare lungo il corridoio. Dovrà altresì utilizzare la cintura di sicurezza per tutta la durata del viaggio per prevenire eventuali traumi dovuti a turbolenze aeree che compaiano all’improvviso. Dovrà altresì evitare di bere acqua gassata o mangiare alimenti che producano gas.

Tra le patologie particolarmente pericolose se contratte durante la gravidanza vi è l’epatite E, malattia contro la quale non esistono al momento vaccini. Altra malattia pericolosa nel primo trimestre: la toxoplasmosi, per i noti effetti sull’embrione. La malattia può essere prevenuta evitando carne poco cotta e il contatto con animali. Altra malattia è come noto, la rosolia malattia nei confronti della quale la donna deve essere stata vaccinata. Pur non raggiungendo tali livelli di pericolosità, molte altre infezioni di tipo gastro-intestinale possono nuocere alla madre e al feto per la disidratazione che possono provocare, per la tossiemia e altri fattori. É dunque molto importante che la donna gravida segua scrupolosamente le norme di sicurezza alimentare.

Encefalite da zecche

L’infezione è dovuta al virus dell’encefalite da zecche (Tick-Borne Encephalitis, TBE), appartenente alla famiglia Flaviviridae. Sono conosciuti tre sottotipi dell’agente etiologico: l’europeo (occidentale), l’estremo oriente (encefalite di primavera-estate) e il siberiano.

L’infezione è trasmessa dal morso delle zecche infette, che spesso rimangono tenacemente attaccate alla pelle per giorni) o occasionalmente dall’ingestione di latte non-pastorizzato. Non c’è trasmissione diretta da persona a persona.

L’infezione può indurre una malattia simil-influenzale  che è seguita in circa il 30% dei casi da febbre alta e segni d’interessamento del sistema nervoso centrale. L’encefalite che si sviluppa durante questa seconda fase può esitare in paralisi, sequele permanenti o morte. La severità della malattia aumenta con l’età del paziente. La TBE ha la tendenza di manifestarsi in focolai anche all’interno di aree endemiche. Attualmente, le più alte incidenze dei casi clinici sono riportate da certi focolai degli Stati Baltici, dalla Slovenia e dalla Russia. Alte incidenze sono riportate anche da focolai dall’Area Federale Nord-Occidentale della Russia. Altri paesi che hanno riportato casi all’interno dei loro territori o che sono considerati essere a rischio a causa dell’alta prevalenza in focolai del virus nelle zecche sono: Albania, Austria, Bielorussia, Bosnia, Bulgaria, Cina, Cro- azia, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Mongolia, Norvegia, Polonia, Repubblica di Corea, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina e Ungheria. In Italia l’infezione può essere contratta nelle regioni del nord-est (Friuli Venezia Giulia e Veneto).

I viaggiatori possono essere a rischio durante aprile fino a novembre. Il rischio è maggiore quando si effet- tuano scalate o si campeggia in aree forestali fino ad altitudini di circa 1400 metri.

Per prevenire  l’infezione i viaggiatori che si recano in aree boschive di paesi endemici devono indossare abiti appropriati come pantaloni lunghi, scarpe chiuse quando si fa trekking o si campeggia in paesi o aree a rischio per impedire che le zecche si attacchino alla cute. L’intero corpo deve essere ispezionato quotidianamente e le eventuali zecche rimosse prima possibile. In quelle aree anche il consumo di latte e di prodotti del latte non pastorizzato deve essere evitato.

Se si verifica il morso, la zecca deve essere rimossa prima possibile afferrandola saldamente con una apposita pinzetta ed evitando di schiacciarla.

Contro la TBE è disponibile in Italia un vaccino inattivato sicuro ed efficace (TICOVAC). Il ciclo vaccinale di base prevede la somministrazione di due dosi a distanza di 1-3 mesi l’una dall’altra. Una terza dose deve essere somministrata  dopo 9-12 mesi dalla seconda. L’immunità conferita ha una durata di circa 3 anni.

Dopo tale periodo occorre una dose di richiamo se si vuole mantenere l’immunità. La vaccinazione  va proposta a tutti i viaggiatori che durante i mesi primaverili ed estivi potrebbero essere esposti al morso di zecche frequentando  aree boschive.

Encefalite giapponese

Il virus dell’encefalite giapponese appartiene alla famiglia delle flaviviridae. Maiali e vari uccelli selvatici rappresentano il serbatoio naturale del virus che è trasmesso ai nuovi ospiti animali ed occasionalmente agli uomini attraverso zanzare del genere Culex.

La maggior parte delle infezioni è asintomatica. Nei casi sintomatici  la severità è variabile; infezioni lievi sono caratterizzate da cefalea febbrile. I casi più severi hanno un esordio rapido e una progressione carat- terizzata da cefalea, febbre alta, segni di meningite e di encefalite.

Nei sopravvissuti sono frequenti le sequele neurologiche. L’encefalite giapponese  (JE) è la principale  causa di encefalite virale in Asia e si verifica in quasi tutti gli stati asiatici. Soprattutto in seguito alla vaccinazione, la sua incidenza sta diminuendo in Giappone e nella Corea del sud e in qualche regione della Cina, ma la malattia viene riportata in modo crescente dal Bangladesh, da parti dell’India, dal Nepal, da parti del Pakistan, dalla Thailandia settentrionale e dal Viet Nam. La trasmissione  si verifica principalmente nelle aree agricole rurali dove viene praticata l’irrigazione. Alcune di queste aree possono essere vicine o all’interno di centri urbani. La trasmissione è correlata soprattutto alla stagione delle piogge nel sud-est asiatico, ma esiste anche una trasmissione durante l’in- tero anno, particolarmente nelle zone a clima tropicale. Nelle regioni temperate della Cina, del Giappone, della pe- nisola coreana e delle parti orientali della Russia, la trasmissione si verifica soprattutto durante l’estate e l’autunno. Il rischio di encefalite giapponese è molto basso per la maggior parte dei viaggiatori diretti in Asia specie per coloro che fanno visite di breve durata nelle sole aree urbane. Tuttavia il rischio varia secondo la stagione, la destinazione, la durata del viaggio e le attività svolte. La vaccinazione è raccomandata per i viaggiatori con un’esposizione prolungata all’aperto (campeggiatori, scalatori, lavoratori, ecc.) durante la stagione di trasmis- sione nei paesi o nelle aree a rischio specie quando viene praticata l’irrigazione dei terreni agricoli.

Contro l’encefalite giapponese è stato introdotto anche in Italia un nuovo vaccino JE Vero cell derivato (IXIARO). Il vaccino è inattivato, adiuvato con alluminio e basato sul ceppo virale JE SA 14-14-2. L’azienda produttrice rac- comanda la somministrazione intramuscolare di due dosi date a distanza di quattro settimane l’una dall’altra. La durata dell’immunità protettiva ed il tempo di una dose buster sono ancora da determinare. Il vaccino è licenziato per l’uso negli individui di età superiore ai 17 anni negli Stati Uniti e 18 anni e più negli altri paesi.

Epatite A

La malattia è causata da un virus appartenente alla famiglia dei picornavirus. Esso è trasmesso direttamente da persona a persona, per stretto contatto o attraverso il consumo di cibi o bevande contaminate.  La malattia ha un esordio improvviso con febbre, malessere, nausea, dolori addominali seguiti da ittero alcuni giorni dopo. L’infezione nei neonati e nei bambini piccoli è generalmente lieve o asintomatica. Nei bambini più grandi la malattia può invece essere sintomatica. La malattia è più severa negli adulti; essa persiste per parecchie settimane e la guarigione avviene dopo parecchi mesi; il rischio di fatalità è maggiore del 2% nei soggetti con più di 40 anni di età e del 4% per quelli oltre i 60.

La malattia è presente in tutto il mondo, ma è diffusa soprattutto dove le condizioni igieniche sono di scarsa qualità e dove la salubrità dell’acqua da bere è insufficientemente controllata. I viaggiatori non immunizzati contro l’epatite A (che non hanno mai contratto la malattia e non sono mai stati vaccinati) devono seguire rigorosamente le norme di sicurezza alimentare evitando acqua contaminata da scarichi fognari e cibi pericolosi (frutti di mare, alimenti crudi).

La vaccinazione  va effettuata in tutti i viaggiatori non immuni che si recano in aree con un rischio da moderato ad alto di infezione. Gli attuali vaccini contro l’epatite A, basati tutti su virus inattivato, sono sicuri e molto efficaci. L’immunità viene conferita 2-4 settimane dopo la prima dose. La seconda dose deve essere somministrata 6-24 mesi dopo la prima. Le due dosi conferiscono un’immunità permanente. I risultati di modelli matematici indicano che dopo l’effettuazione delle due dosi, gli anticorpi anti HAV persistono per 25 anni e più. Ulteriori dosi di richiamo, dopo le 2 dosi, non sono necessarie e la protezione va intesa per  tutta la durata della vita. Dato il lungo periodo di incubazione della malattia (2-4 settimane) il vaccino può essere somministrato  fino al giorno prima della partenza per il conferimento dell’immunità.

Esiste un vaccino combinato contro l’epatite A e B. Questo vaccino va somministrato in 3 dosi date a 0,1 e 6 mesi. In caso di necessità si può somministrare il vaccino nei giorni 0,7 e 21 con un richiamo a 12 mesi. L’età minima è 1 anno. Le persone che hanno più di 55-60 anni possono avere un’immunità naturale avendo contratto l’infezione da piccoli, quando le condizioni igienico-sanitarie del paese erano diverse da ora. Per queste persone, è consigliabile eseguire il dosaggio degli anticorpi anti-HAV prima dell’eventuale vaccinazione.

 

Epatite B

La malattia è dovuta ad un virus (HBV), appartenente alla famiglia degli Hepadnaviridae.

L’infezione è trasmessa da persona a persona per il contatto con fluidi corporei infetti. Il contagio sessuale è un’ importante modalità di trasmissione, ma l’infezione si trasmette anche per trasfusione di sangue contaminato o attraverso pro- dotti ematici o con l’uso di aghi e siringhe infette. Esiste un rischio potenziale di trasmissione attraverso la via cutanea con procedure che includono agopuntura, piercing e tatuaggi.  La trasmissione perinatale può avvenire da madre a figlio. Non esiste un insetto vettore o un serbatoio animale. La maggior parte delle infezioni acute da HBV è asintomatica o pauci-sintomatica. La malattia acuta sintomatica si verifica in circa l’1% dei neonati infetti, nel 10% dei bambini infetti di età 1-5 anni e in circa il 30% degli individui infetti con età superiore ai 5 anni. Clinicamente l’epatite B acuta ha un esordio graduale con anoressia, malessere addominale, nausea, vomito, artralgia e rash seguito dallo sviluppo di ittero in alcuni casi. Negli adulti circa l’1% dei casi è fatale. L’infezione cronica da HBV si sviluppa  in meno del 5% degli adulti HBV infetti, ma più spesso nei bambini  piccoli e nei neonati. In alcuni casi di infezione cronica si sviluppano più tardi cirrosi e/o cancro del fegato. L’endemicità di epatite B in una popolazione è descritta dalla prevalenza dell’antigene HBsAg, un componente HBV specifico trovato nel sangue (e in altri fluidi corporei) sia negli stadi acuti che cronici dell’infezione. L’HBV si trova in tutto il mondo ma con differenti livelli di rischio. In certe aree del Nord America, nell’Europa Settentrio- nale ed Occidentale, nel cono meridionale del Sud America, in Australia e nella Nuova Zelanda, la prevalenza dell’infezione cronica da HBV è relativamente bassa (meno del 2% della popolazione  generale è HBsAg positiva). Il rischio per i viaggiatori dipende

(1) dalla prevalenza dell’infezione da HBV nel paese o aree di destinazione,

(2) dall’estensione di un contatto diretto con il sangue o le secrezioni corporee o di un contatto sessuale con persone potenzialmente infette

(3) dalla durata e dal tipo di viaggio.

Le principali attività a rischio comprendono l’assistenza medica che comporta un’esposizione diretta al sangue umano o ai liquidi corporei, l’assunzione di una trasfusione di sangue che non è stata testata per l’HBV e le procedure mediche o dentarie o altre esposizioni ad aghi (agopuntura, piercing, tatuaggio o uso di droghe per via endovenose) che non siano stati adeguatamente sterilizzati.

La vaccinazione  deve essere considerata per tutti i viaggiatori non immuni che si dirigono in paesi e aree con rischio da moderato ad alto di infezione. In Italia dal 1991 la vaccinazione contro l’epatite B viene praticata routinariamente nei nuovi nati.

Il vaccino contro l’epatite B è prodotto con tecnologia DNA ricombinante. Servono tre dosi per completare la serie. Le prime due dosi sono date a distanza di un mese e la terza dopo 1 o 12 mesi. Una serie completa di immunizzazione fornisce protezione per almeno 15 anni e in accordo con l’evidenza scientifica corrente probabilmente per tutta la vita. I richiami non sono necessari.

Una schedula di somministrazione ancor più rapida del vaccino monovalente contro l’epatite B è stata proposta nei tempi seguenti: giorni 0, 7, 21. Una dose addizionale viene data a 12 mesi dalla prima. Esiste un vaccino combinato contro l’epatite A e l’epatite B (Twinrix).