Sportivi che viaggiano

Un grande numero di atleti, professionisti o dilettanti, svolge competizioni all’estero, talvolta in paesi in via di sviluppo.  Si tratta non solo di atleti iscritti ad associazioni sportive iscritte alle rispettive federazioni, ma anche di singole persone che partecipano a maratone, cicloturismo, marce, immersioni  subacquee. La patologia più frequente negli atleti e negli sportivi che effettuano gare all’estero è quella muscolare ed osteo-tendinea, incrementata spesso da condizioni ambientali sfavorevoli (temperature troppo alte o basse, alti tassi di umidità ecc.), da allenamenti incongrui, affaticamento e stress legati al viaggio. Anche se è il più delle volte l’infortunio fisico che compromette  la performance dell’atleta costringendolo  spesso al ritiro dalla competizione, non deve essere trascurata nella preparazione del viaggio la possibilità di contrarre malattie infettive con conseguenti effetti sul singolo atleta e sulla comunità di cui fa parte. Il rischio di malattie infettive, specie di quelle a carico delle vie respiratorie, è legato alla preparazione fisica e al grado di allenamento. É maggiore nei soggetti sedentari ed ancor più nei soggetti sovrallenati o che effettuano sforzi fisici di lunga durata ed elevata intensità secondo una curva chiamata “open window”.

Negli atleti la suscettibilità alle infezioni aumenta durante le fasi immediatamente successive le competizioni sportive. Fattori predisponenti alle infezioni a carico delle vie respiratorie sono lo stress psicologico, la convivenza con altri atleti in ambienti chiusi, la condizione atletica e l’esposizione ad agenti patogeni presenti nel paese dove sono effettuate le gare.

Le infezioni cui può andare incontro un atleta possono assumere dimensioni epidemiche interessando un certo numero di soggetti. In letteratura numerose sono state le segnalazioni a tal riguardo: infezione cutanea da Herpes virus (sumo, wrestling e rugby) o da Streptococco A (calcio, football americano, rugby) o Trichophyton tonsurans (wrestling) o ankylostoma (beach volley), morbillo (ginnastica), HBV(calcio), meningite meningococcica (calcio, rugby), Echovirus 30(baseball), Coxsachia (football americano), Leptospira sp. (triathlon, eco-challenge nel Borneo), C. jejuni (mountain bike). Nella pratica sportiva la cute è suscettibile alle infezioni per l’aumentata sudorazione, il contatto con altri individui e i traumi. La trasmissione di infezioni da herpes virus è più frequente in quegli sport che prevedono un contatto ravvicinato e traumatismi. Comune è la localizzazione all’occhio. Comuni possono essere le infezioni micotiche da tinea pedis (piede d’atleta) per la frequentazione di ambienti caldo-umidi  come possono essere gli spogliatoi.

In uno sportivi che viaggia la preparazione del viaggio deve tener contro del rischio di diarrea del viaggiatore e di altre patologie di tipo gastro-intestinale ad eziologia virale, batterica e parassitaria. In letteratura è segnalata un’epidemia da norovirus in giocatori di pallacanestro e staff NBA del 2010-2011 (Desai R et al. Transmission of Norovirus among NBA players and staff, winter 2010-2011. Clin Infect Dis 2011). I norovirus sono molto infettan- ti e possono persistere a lungo nell’ambiente. Sono resistenti all’azione dei comuni disinfettanti. Esiste evidenza di trasmissione diretta e indiretta. Sono stati l’agente eziologico di numerose importanti epidemie verificatesi su navi da crociera negli ultimi anni. La prevenzione  di infezioni a carico di patologie gastro-intestinali – quando lo si ritenga opportuno – si può ottenere con la vaccinazione contro epatite A, febbre tifoide e colera.

Le infezioni delle prime vie aeree sono la causa più frequente di infezione negli sportivi (> del 50% di tutte le infezioni). Sono più di 200 i tipi di virus ad esserne responsabili. Oltre a rhinovirus, adenovirus, enterovirus, esiste un rischio teorico di influenza, mononucleosi, morbillo, polmonite, meningite. Per quanto riguarda l’influenza, il rischio per gli atleti impegnati in competizioni internazionali è quello di acquisire la malattia in primavera-estate se effettuano competizioni nell’emisfero Sud. Il rischio più importante di mononucleosi è quello della rottura di milza. Il rischio di morbillo dipende dal tasso di copertura vaccinale della comunità e dallo stato immunitario dell’atleta. In letteratura si ricorda l’epidemia di morbillo  occorsa a Niigata (Giappone) nel 2003 durante una ma- nifestazione di Takendo (arte marziale) con 192 casi. Nel 2008 vi fu una meningite da Echovirs 3’ in una squadra di baseball con un tasso di attacco del 40%.

Negli atleti, non solo in quelli di elevato livello che partecipano ai Giochi olimpici e vivono nei villaggi olimpici, ma anche negli studenti che gareggiano in competizioni sportive meno prestigiose, può essere alto il rischio di infezioni sessualmente trasmesse a causa della promiscuità, del minor uso del condom e dello stato psicologico euforico ed eccitato dei giovani che si trovano fuori casa per un periodo abbastanza prolungato.

Per la prevenzione delle malattie infettive negli sportivi è necessario attuare protocolli di pulizia nelle strutture sportive, mantenere una buona igiene personale, non condividere oggetti personali, curare e coprire le ferite della cute, obbligare gli atleti che sanguinano a lasciare il campo.

Oltre a rischi infettivi esiste negli sportivi un rischio di eventi cardiovascolari acuti, specialmente in coloro che si cimentano in competizioni impegnative come la maratona. Gli atleti, specie i master, devono effettuare prima della partenza per queste manifestazioni sportive tutti gli accertamenti relativi allo stato di salute (visita cardiologica, ECG di base e da sforzo, esami di laboratorio, spirometria) per escludere la presenza di patologie (ipertensione, cardiopatia ischemica, cardiomiopatia ipertrofica, sindrome del QT lungo e tante altre) che potrebbero provocare aritmie, infarto del miocardio, morte improvvisa.

Viaggiatori affetti da ansia e disturbi d’umore

Il viaggio internazionale è spesso un’esperienza stressante. I viaggiatori sperimentano la separazione dalla propria famiglia, dal contesto sociale e familiare e devono affrontare l’impatto di culture diverse, di linguaggi diversi e affrontare minacce per la loro salute e per la loro sicurezza. Avere a che fare con alti livelli di stress può comportare problemi fisici, sociali e psicologici. In condizioni di stress da viaggio, disordini mentali pre-esistenti possono esacerbarsi. In coloro che hanno una predisposizione verso disordini mentali, tale disordine può emergere per la prima volta durante il viaggio. I disordini mentali non sono rari tra i viaggiatori. Soprattutto gli aspetti di salute mentale sono tra le principali cause di malattia tra i viaggiatori e l’emergenza psichiatrica è una delle ragioni mediche più comuni per il rimpatrio insieme alle ferite e alla malattia cardiovascolare.

Sebbene alcuni degli eventi che causano lo stress non possano essere prevedibili, prendere precauzioni può ridurre lo stress connesso al viaggio. I viaggiatori devono raccogliere un’opportuna informazione prima del viaggio (per esempio sulla natura del loro viaggio, le modalità e la lunghezza del soggiorno, le caratteristiche della loro destinazione, le difficoltà previste); questo consentirà loro di mantenere un autocontrollo e gestire ciò che non è familiare. Ciò consente loro anche di sviluppare strategie per ridurre al minimo i rischi. Raccogliere informazioni  prima del viaggio aiuta a ridurre il rischio di soffrire di disturbi psicologici o di aggravare disordini mentali pre-esistenti.

I viaggiatori soggetti a stress ed ansietà, relativi specialmente al viaggio aereo, devono essere aiutati a sviluppare dei meccanismi di gestione dello stress. Gli individui che hanno paura del volo devono essere inviati a corsi specializzati gestiti dalle compagnie aeree (se disponibili).

Date le conseguenze potenziali di un’emergenza psichiatrica che si dovesse sviluppare mentre si viaggia all’estero, l’indagine sulla storia psichiatrica o sul trattamento deve essere una parte standard di qualsiasi consulto prima del viaggio. I viaggiatori con una significativa storia di disordini mentali devono ricevere specifici consigli medici e psicologici. Quelli che usano farmaci psicotropi devono continuare il trattamento farmacologico durante il viaggio. In certi paesi è considerato un reato portare farmaci psicotropi (per esempio benzodiazepine) senza prova di una prescrizione. È così altamente raccomandabile che i viaggiatori portino con loro una lettera del proprio medico che certifichi la necessità di quei farmaci così come documentazione che attesti lo stato di salute e dettagli relativi al trattamento come per esempio copie delle prescrizioni. Tutti quei documenti devono essere scritti in un linguaggio che sia comprensibile nel paese dove si va. Se i viaggiatori staranno all’estero per un periodo lungo (per esempio se si tratta di un espatriato o di un viaggiatore d’affari) essi possono acquisire delle tecniche di autocontrollo e strategie per la riduzione dello stress prima di partire e durante il soggiorno. Se si sospetta un uso improprio del farmaco, il medico deve enfatizzare l’ampia variazione esistente tra i paesi relativamente alle leggi che regolamentano tale abuso.

Se si prendono precauzioni appropriate, la maggior parte delle persone affette da un disordine mentale, la cui condizione sia stabile e che siano sotto la supervisione di uno specialista medico, sono in grado di viaggiare all’estero.

Una delle fobie possibili in un viaggiatore è la paura di volare, di staccarsi dal contatto con il terreno. Le persone con paura di volare generalmente evitano il volo e possono avere un’anticipazione ansiosa quando confrontati con le vivide descrizioni del volo aereo, la necessità del volo e le precauzioni necessarie per volare. Questa paura può limitare severamente la capacità di un individuo di perseguire determinate carriere o godere dei piaceri del turismo.  La fobia del volo può coesistere con altre specifiche fobie. Inoltre, farmaci ansiolitici e alcol sono spesso impropriamente usati per gestire questa paura. La paura del volo risponde bene al trattamento psicologico basato sulla esposizione. Prima del trattamento di partenza, l’individuo ha bisogno di essere educato sulla tecnologia dell’aereo, sulla manutenzione, sul controllo dello spazio aereo, sull’addestramento del pilota; preoccupazioni relative a questi argomenti possono portare questa persona a temere un possibile disastro. In un tipico corso di 2 giorni si lavorerà esclusivamente per identificare la gerarchia delle ansietà e sviluppare pratiche di desensibilizzazione. Nuove tecnologie sulla realtà virtuale che consente ai terapisti di creare ambienti più realistici per la desensibilizzazione aiutano questo breve approccio. Tuttavia, nella maggior parte dei paesi può non trovarsi l’equipaggiamento per rendere disponibile questo approccio. Altre tecniche che possono aiutare i passeggeri a superare la paura di volare sono basati sull’autocontrollo, sul rilassamento e sulla lotta al pensiero negativo. Queste tecniche possono essere imparate attraverso libri che insegnino comportamenti adeguati o da psicoterapeuti allenati nella terapia comportamentale cognitiva. Lo stress di un viaggio internazionale o di un soggiorno all’estero, l’isolamento dalla famiglia e dal contesto socio-familiare, reazioni alla cultura straniera e al linguaggio possono portare alla depressione specie le persone che ne sono soggette. Problemi non frequenti, ma seri, associati alla depressione sono: il rischio di suicidio o la comparsa di sintomi psicotici o entrambi. La depressione  si può verificare come singolo episodio o episodi ricorrenti o come parte di un disordine affettivo bipolare. Il trattamento, se indicato, deve essere iniziato e monitorato da un medico preparato. Sintomi depressivi possono includere perdita di interesse per ciò che si sta facendo, difficoltà a dormire, mancanza di appetito o al contrario bulimia, sentimenti di perdita di speranza, scarsa concentrazione, disturbi della memoria e pensieri di morte. Un aggravamento della depressione di cui si soffre durante un viaggio può essere pericoloso se si viaggia soli, considerando il diverso contesto ambientale e culturale in cui ci si trova. Va considerato infatti, in caso di necessità di ricovero, le possibili diversità per quanto riguarda strutture di emergenza, staff, letti, strumenti diagnostici così come tipo e qualità di farmaci. A livello culturale, medici con una conoscenza interculturale e staff di supporto possono essere rari o non esistenti. Essi possono  non  capire  il linguaggio d’origine del viaggiatore e può essere necessario l’accesso agli interpreti. La legislazione  all’interno del quale un medico esercita la sua professione può anch’essa variare ampiamente. Le leggi che trattano l’uso di sostanze illecite variano considerevolmente e le pene possono essere in qualche paese estremamente  severe. Ne consegue che la prima decisione che un clinico è chiamato a prendere è se la cura del viaggiatore può essere gestita all’interno del paese di destinazione o se per quel viaggiatore occorre richiedere il rimpatrio. Mentre gestiscono i disordini mentali, i medici devono assicurare protezione e rispettare i diritti dei pazienti con problemi mentali, in accordo con le convenzioni internazionali e le leggi nazionali. I pazienti devono essere informati relativamente ai trattamenti loro prestati, alle opzioni terapeutiche e alle loro condizioni di salute. Ad essi va chiesto il consenso per tutti i procedimenti diagnostici e le misure terapeutiche. É bene pertanto che le persone affette da disturbi d’ansia, da depressione o psicosi di maggiore o minore gravità viaggino sempre accompagnati da familiari e che il loro stato mentale sia sempre ben valutato da un medico prima della partenza.

Il viaggiatore con disturbi di tipo ansioso-depressivo può essere più soggetto a montare in collera ed as- sumere comportamenti  aggressivi. La condotta del passeggero di natura aggressiva durante il viaggio è diventata materia di considerevole preoccupazione pubblica e sembra crescere in frequenza sebbene non sia molto comune. La collera può andare dalle minacce verbali all’equipaggio e ad altri passeggeri fino ad un attacco fisico e ad atti completamente antisociali. Aggressioni fisiche sono state frequenti nei casi di collera manifestatasi in volo, ma non sono state frequenti lesioni gravi. La collera  in aereo così come in strada è attribuita prevalentemente ai giovani maschi. Sebbene istanze occasionali possono essere ascritte a disordini mentali, i principali fattori associati a tale collera sono l’alcol e l’abuso di sostanze, litigi con personale di bordo o vigili urbani, affollamento, ritardi, mancanza di informazione relativa al viaggio. Gli sforzi di prevenzione e di gestione di questi fenomeni devono includere l’addestramento con corsi di formazione del personale dell’industria del trasporto.

Viaggiatori con disabilità

I viaggiatori con disabilità sono coloro la cui mobilità è ridotta per un’incapacità fisica (sensoria o locomotoria), un deficit intellettuale, per l’età, per una malattia o per un’altra causa e che richiedono un’attenzione speciale, un adattamento dei servizi di trasporto che sono disponibilità per tutti i passeggeri. La preparazione medica di un viaggiatore con disabilità stabile non differisce essenzialmente da quella di un altro viaggiatore: valutare l’itinerario su base individuale consultando una agenzia di viaggio affidabile, consultare un ambulatorio di travel medicine ed utilizzare e stampare le risorse internet. Esiste una regolamentazione internazionale per cui il passeggero con disabilità non può essere trattato in modo discriminatorio. Le compagnie che aderiscono all’International Air Transport Association (IATA) aderiscono a codici di pratica che si rifanno all’International Civil Aviation Organization. Tuttavia un piccolo numero di compagnie non aderiscono all’IATA e possono pertanto non rispettare gli standard di accessibilità accettati dalle altre compagnie. Prima della partenza dunque i viaggiatori con disabilità devono verificare con la compagnia che utilizzeranno le possibilità di un’assistenza durante il volo e in aeroporto come ad es. l’accesso al portello dell’aereo con un ponte, un sedile in corridoio. Ogni aereo con più di 60 posti deve avere a bordo una sedia a rotelle per muoversi dal sedile alla toilette. Il personale di bordo non è però obbligato al trasporto dei passeggeri con handicap dal sedile alla toilette. Non è tenuto altresì a somministrare i pasti o medicine. Le compagnie aeree possono non richiedere notizie di un passeggero con disabilità o pretendere invece che 48 ore prima e 1 ora prima del check-in, siano informate dei servizi da erogare come. L’utilizzo dell’ossige- no medico a bordo, il collegamento di un respiratore all’impianto elettrico dell’aereo, la sistemazione di un passeggero che deve viaggiare in barella, il trasporto di una carrozzina elettrica in una cabina che contenga meno di 60 posti, la sistemazione di un gruppo di più di 10 persone con disabilità che viaggiano in gruppo. Considerando l’alta incidenza delle malattie cardiopolmonari e le milioni di persone che effettuano viaggi aerei, molte persone sono a rischio di ipossia e sintomi respiratori quando volano. In generale, le persone con una saturazione di O2 < 92% hanno necessità di ossigeno quando volano. I test di simulazione dell’e- sposizione ad altitudini possono individuare le persone che avendo una saturazione di O2 compresa tra i 92 e 95% necessitano di O2 quando volano. Le persone cieche che hanno necessità di trasportare cani d’accompagnamento possono fare richiesta di far volare il cane con loro. Se la richiesta sarà accettata, le compagnie assegneranno all’animale un posto vicino al padrone, ammesso che l’animale non ostruisca le uscite d’emergenza. I passeggeri con disabilità possono effettuare viaggi in crociera dato che le compagnie marittime hanno l’obbligo di ospitare tali pazienti. Viaggiatori con handicap hanno accesso nella maggior parte degli alber- ghi europei, così come nei musei e nei ristoranti. É bene però consultare sempre internet per verificare le facilitazioni offerte dalle varie strutture prima di prenotare un viaggio, sia esso in treno, aereo o nave, di prenotare un albergo o la visita di un museo. I passeggeri con disabilità devono sempre rivolgersi a tour-o- perators ed agenzie di viaggio affidabili. Informazioni sui viaggiatori con disabilità si possono ottenere sui seguenti siti: http://airconsumer.ost.dot.gov//publications/horizons.htm

http://airconsumer.ost.dot.gov/publications/disabled.htm

http://airconsumer.ost.dot.gov/rules/rules.htm

www.tsa.gov/travelers/airtravel/specialneeds

www.mossresourcenet.org/travel.htm

www.acb.org

www.sath.org

www.asma.org/publications/medical-publications-for-airline-travel

www.miusa.org/ncde/goingabroad/survivalsteps/preparingtodepart

www.miusa.org/ncde/tipsheets/tools.

Viaggiatori Hiv positivi

Avendo una prognosi migliore, gli individui HIV infetti sempre di più intraprendono viaggi che li espongono ad altre malattie. Il corso naturale dell’infezione da HIV è caratterizzato da una cronica replicazione dell’HIV come misurato dall’RNA-HIV plasmatico che porta ad una progressiva immunodeficienza  caratterizzata da un declino dei linfociti CD4 nel sangue periferico. I consigli prima del viaggio dipendono pertanto anche dalla conta dei linfociti CD4. Nei viaggiatori HIV+ che intraprendano un viaggio si deve considerare l’aumentata suscettibilità a molte infezioni virali, la diminuita risposta immunitaria ad alcuni vaccini e il rischio di severe reazioni avverse ai vaccini vivi, l’accessibilità a strutture sanitarie o a farmaci durante il viaggio. Alcuni paesi hanno introdotto varie restrizioni per quanto riguarda l’ingresso nel paese il soggiorno, la residenza o per quanto riguarda le attività del viaggiatore internazionale con HIV. Ai viaggiatori HIV infetti si consiglia di ottenere informazioni autorevoli su questo argomento da ambasciate, consolati, missioni o altre fonti appropriate.

La terapia antiretrovirale (ART) inibisce la replicazione dell’HIV (l’RNA-HIV plasmatico diviene non valutabile) e porta ad un parziale recupero dell’immunocompetenza  (sale la conta dei CD4). La terapia antiretrovirale comprende tre farmaci antiretrovirali. È essenziale avere un’adesione perfetta alla terapia antiretrovirale per evitare lo sviluppo di resistenza e che il trattamento non sia interrotto. Le valutazioni da fare prima del viaggio includono i rischi associati con l’itinerario del viaggio, la terapia antiretrovirale in atto, la conta dei CD4 e l’RNA- HIV plasmatico,  la storia medica e l’esame obiettivo.

I viaggiatori devono idealmente essere stabilizzati per almeno 3 mesi con la terapia antiretrovirale prima di sottoporsi a lunghi viaggi e l’HIV-RNA non deve essere riscontrabile  (viremia 0). Gli individui con una nuova diagnosi con la conta dei CD4 < 200/mm3 dovrebbero ritardare il viaggio fino a che la conta sia migliorata con la terapia antiretrovirale  specialmente se essi debbano viaggiare in paesi dove le condizioni igienico-sanitarie e le strutture sanitarie siano inadeguate. Questo ritardo ridurrà il rischio di infezioni lega- te al viaggio, di sindrome infiammatoria da ricostruzione immunitaria durante il viaggio e darà tempo per osservare la tollerabilità e l’efficacia dei farmaci antiretrovirali.

L’allontanamento dalla routine quotidiana che si verifica nel viaggio è stato associato a una ridotta aderen- za al trattamento antiretrovirale o al trattamento profilattico per una o più infezioni opportunistiche (per esempio pneumocisti, micobatteri, toxoplasma) e questo deve essere discusso con l’individuo. L’adattamento del dosaggio è necessario se il viaggio comporta cambiamenti dei fusi orari. Gli intervalli tra le dosi devono essere accorciati, non allungati. Il tempo può generalmente  essere aggiustato più o meno un’ora per giorno fino a che non sia raggiunto la posologia desiderata. Per viaggi brevi (1-2 settimane) può essere più semplice mantenere lo stesso intervallo di tempo tra le dosi che si seguiva a casa. Non ci sono specifiche necessità per lo stoccaggio dei farmaci e la loro conservazione a temperatura ambiente.

I viaggiatori devono comprendere che se è necessario interrompere la terapia antiretrovirale (per esempio in caso di situazioni di emergenza come disastri naturali o disordini civili) ed il paziente sta prendendo una combinazione  NRTI/NNRTI2, la NNRTI (efavirenz o nevirapine) deve essere interrotta per prima e le due NRTIs continuate per 7 settimane e poi stoppate. Questa strategia riduce di più del 60% il rischio di NNRTI resistenza osservata se tutti 3 i farmaci vengono interrotti allo stesso tempo.

Molti farmaci antiretrovirali interagiscono con altri farmaci e questo deve essere preso in considerazione quando si consiglia il viaggiatore sulla profilassi antimalarica e su altri farmaci.Bisogna ricordare ai viaggiatori che le capsule di Ritonavir devono essere tenute refrigerate ma possono essere tenute a temperatura ambiente (< 25° C) per un massimo di 28 giorni e che non ci sono speciali richieste di conservazione per altri antiretrovirali che possono essere conservati a temperatura ambiente.

Infine i viaggiatori devono portare con sè un documento che certifichi la necessità di farmaci salvavita loro prescritti senza far menzione all’infezione da HIV. Si deve consigliare loro di portare una scorta sufficiente di farmaci antiretrovirali nel loro bagaglio a mano.

I viaggiatori HIV infetti devono avere un’assicurazione medica che includa la copertura all’estero, l’assistenza in caso di emergenza, e la possibilità di rimpatrio. Essi devono  portare una documentazione medica e devono essere informati circa le risorse mediche esistenti all’estero. Un elenco utile di più di 3300 organizzazioni in 175 paesi coinvolti nel counselling e nella cura degli individui HIV infetti è fornito dal National AIDS Manual (NAM).  Esso si può trovare nel sito www.aidsmap.com.

I pazienti HIV infetti sono più suscettibili alla maggior parte dei patogeni trasmessi per via alimentare o attraverso l’acqua. La morbilità e la mortalità possono essere più alte, per esempio le salmonelle non tifoidee spesso causano infezioni invasive in pazienti con severa immunodeficienza. Protozoi come criptosporidium, isospora, ciclospora e specie di microsporidia che causano malattie autolimitantesi in viaggiatori immunocompetenti, spesso causano malattie opportunistiche croniche devastanti nei pazienti immunodeficienti. La sicurezza  alimentare e l’igiene del cibo sono pertanto di critica importanza. Nell’ipotesi di diarrea febbrile o dissenterica che compaia viaggiando in aree remote, i pazienti HIV infetti con immunodeficienza da moderata a severa devono portare nella propria farmacia da viaggio antibiotici per l’eventuale uso con tutte le informazioni riguardo l’uso.

Viaggiatori last minute

Chi intende partire per un viaggio internazionale deve pianificare almeno un mese prima della partenza le misure da adottare per prevenire malattie infettive, incidenti, malattie cardiovascolari, disturbi psichici e altri rischi connessi a quella determinata destinazione. Il medico che si prende cura del viaggiatore dovrà tener presente una serie di variabili come l’epidemiologia delle malattie presenti nel paese che si visiterà, la durata del viaggio, il clima, il tipo di viaggio (organizzato o fai da te, in alberghi a 5 stelle o in sacco a pelo). Il medico dovrà valutare lo stato di salute, fisico e psichico, del viaggiatore prima della partenza e pianificare le eventuali vaccinazioni da praticare e l’eventuale chemioprofilassi anti-malarica, l’accesso a farmaci e cure mediche nel paese straniero. Il periodo di almeno 4 settimane prima della partenza è utile per ottenere l’immunizzazione dai vaccini praticati e per valutare eventuali collaterali di vaccini e farmaci. Anche per i viaggiatori che intendono partire a breve, la schedula vaccinale che si intende proporre deve considerare a) le vaccinazioni richieste obbligatoriamente  dai paesi ospitanti per la tutela della popolazione locale ( febbre gialla e per i pellegrinaggi in Arabia Saudita la vaccinazione anti-meningococcica e antipolio); b) le vaccinazioni di routine dell’infanzia per un’eventuale dose di richiamo a tutela del viaggiatore stesso e della popolazione italiana, c) le vaccinazioni specifiche per quella determinata destinazione, in base al periodo dell’anno e  alla situazione epidemiologica attuale. Anche se si ha poco tempo prima della partenza, il medico deve sempre fare tutto il possibile per proteggere il suo assistito considerando per l’esempio l’ipotesi di una schedula accelerata. La vaccinazione  contro l’epatite B ad esempio può essere somministrata a 0,7 e 21 giorni prima della partenza con una dose supplementare a un anno di distanza. L’epatite A può essere comunque somministrata  considerando che occorre meno di una settimana per ottenere la protezione immunitaria. Può essere opportuno consigliare un vaccino combinato (epatite A+B) se vi è tempo per somministrare  una seconda dose. Conviene comunque iniziare la vaccinazione con vaccino antitifico orale (3 dosi a gg alterni) consegnando al viaggiatore il farmaco contenente le tre dosi orali. La vaccinazione contro l’encefalite da zecche  (TICOVAC) si fa nei giorni 0, 14 con una terza dose dopo 6-12 mesi. In questo caso occorrono dunque due sole settimane prima della partenza.  La vaccinazione  contro la febbre gialla (vaccino vivo) deve essere somministrata  dieci giorni prima della partenza, così come la vaccinazione contro il meningococco.  La vaccinazione contro la rabbia va fatta nei giorni 0, 7, 21 giorni.

É possibile fare nello stesso giorno la vaccinazione simultanea (con vaccini vivi e/o inattivati) posto che i vaccini non siano mischiati e le iniezioni siano fatte in siti differenti. Prima di un viaggio si deve considerare anche l’opportunità di un richiamo, ad es. contro il tetano, il morbillo o la polio. Per viaggi imminenti e last-minute non bisogna dunque mai rinunciare alla vaccinazione, se ritenuta utile, sebbene essa possa provocare solo una risposta immunitaria parziale. Si può considerare anche l’opportunità di far completare la schedula vaccinale nel paese di destinazione. Solo in circostanze eccezionali e quando la catena del freddo può essere mantenuta, si può consigliare al viaggiatore di portare con sé vaccini e siringhe. La profilassi antimalarica,  se ritenuta necessaria, può essere iniziata il giorno prima della partenza con l’associazione atovaquone-proguanil (MALARONE) o consigliando al viaggiatore di mettere in valigia EU- RARTESIM (diidroartemisina-primachina) ed utilizzarlo in caso di comparsa di sintomi malarici.

Il medico, anche il giorno prima della partenza, ha il tempo per dare al suo paziente consigli in relazione alla prevenzione della malattie sessualmente trasmesse, di malattie trasmesse per via alimentare e per quelle trasmesse da insetti. Può dare preziose informazioni  sulla prevenzione della trombosi venosa profonda e per la prevenzione di traumi, inclusi quelli provocati da incidenti stradali.  Vi è tempo ancora per suggerire il contenuto di una farmacia da viaggio, non dimenticando mai di inserire un farmaco come il NORMIX) per il trattamento della diarrea del viaggiatore.