La schistomosiasi detta anche bilharziosi è un’infezione  parassitaria causata dallo schistosoma che ha un complesso ciclo di vita che coinvolge in modo specifico alcune specie di chiocciole che vivono in acqua come ospiti intermedi. Le chiocciole  infettate rilasciano un grande numero di piccole larve cercarie che nuotano liberamente e sono capaci di penetrare la pelle intatta dell’ospite umano.

La malattia ha un periodo di 14-84 giorni per la forma acuta (sindrome di Katayama), ma l’infezione cronica può rimanere asintomatica per anni. La penetrazione   delle cercarie può essere associata a un rash cutaneo che si manifesta da qualche ora a una settimana dall’esposizione. La forma acuta si presenta con febbre, cefalea, mialgia, diarrea, epatosplenomegalia  e sintomi respiratori. É presente eosinofilia. Le manifestazioni cliniche della forma cronica dipendono dalla risposta immunitaria alle uova degli schistosomi. La malattia cronica è caratterizzata dalla presenza di schistosomi adulti per molti anni nelle vene mesenteriche o vescicali dell’ospite dove vengono depositate uova che causano reazioni granulomatose e lesioni degli organi in cui esse sono depositate. S.mansoni, S.mekongi, S.japonicum sono all’origine di segni e sintomi epatici ed intestinali, mentre S.haematobium di sintomi e segni urinari.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità  è da anni impegnata nella lotta alla malattia coordinando e sostenendo l’uso della chemioprofilassi  con praziquantel  nella popolazione dei paesi endemici. L’OMS ritiene che nel mondo vi siano 200 milioni di soggetti infestati e che il numero delle persone esposte al rischio d’infestazione vada da 600 a 779 milioni. Nel 2010, l’OMS ha stimato che su 77 paesi considerati come paesi endemici, solo 51 aveva popolazioni che richiedevano una chemioterapia preventiva e che nel mondo, sempre nel 2010, erano 237.216.451 le persone che avrebbero avuto necessità di tale chemioprofilassi, di cui 108.950.695 bambini di età scolare. Complessivamente la Regione Africana conta 40 paesi con necessità di chemioprofilassi, quella delle Americhe 2 (Venezuela e Brasile), l’Asia del Sud Est 1 (Indonesia). Anche nella Regione OMS del Mediterraneo orientale vi sono alcuni paesi a rischio di trasmissione (Egitto, Oman, Sudan, Somalia, Yemen). Nella Regione del Pacifico Occidentale rischio di trasmissione esiste in Cambogia, Cina, Filippine  e Laos).  La quantità di praziquantel di cui possono disporre i paesi dell’Africa sub-sahariana è significativamente aumentata negli ultimi anni così come è aumentato il numero di paesi che applicano il programma di lotta. Tuttavia, alcuni dei paesi ad ele- vata endemia quali la Repubblica Democratica del Congo, l’Etiopia, il Kenya e lo Zimbabwe non hanno programmi di controllo attivo contro la schistosomiasi e la Nigeria e la Tanzania hanno solo programmi limitati. Se questi grandi paesi a forte endemia non aumenteranno la lotta alla malattia, il numero di persone trattate rimarrà insufficiente.

I viaggiatori che si bagnano in acque dolci possono essere esposti al rischio. Perfino una breve esposizione in acque contaminate, per esempio durante il guado, il bagno o un’attività natatoria, può portare all’infezione. La maggior parte dei casi nei viaggiatori si sono verificati nell’Africa sub-sahariana ed in particolare nella regione di Banfora in Burkina  Faso, nelle regioni popolate dai Dogon in Mali, nel lago Malawi, nel lago Tanganica, nel lago Vittoria, lungo il fiume Omo in Etiopia, lungo il Nilo e lungo il fiume Zambesi.

Per quanto riguarda la prevenzione, non esistono vaccini nè farmaci a scopo profilattico, poichè non vi è un modo pratico per il viaggiatore di distinguere le acque infestate da quelle non infestate, essi devono essere informati di evitare di guadare, nuotare od avere altri contatti con acqua dolce nei paesi endemici per la schistosomiasi. Il trattamento si effettua con farmaci sicuri ed efficaci. Il Praziquantel è il farmaco di scelta per tutti i tipi di schistosoma. I viaggiatori che si sospetta siano stati esposti devono essere informati di contattare un ospedale attrezzato con reparto di malattie infettive o tropicali.