Ogni anno sono in crescente aumento le persone che durante le vacanze praticano sport subacquei in immersione durante il bagno in mare. Infatti, il fascino dell’universo subacqueo attira sempre nuovi adepti e appassionati, che, tuttavia, non sono sempre altrettanto esperti dell’ambiente sottomarino ed osservanti le regole della prudenza e della cautela, elementi indispensabili in un ambiente da sempre pericoloso per l’uomo, quale è il mare. L’incoscienza e l’imprudenza  sono spesso la causa di quegli eventi drammatici che tutti gli anni, soprattutto nel periodo estivo, appaiono sulle pagine dei quotidiani o vengono riferiti dai mezzi radio-televisivi e che, per un motivo o un altro, colpiscono tragicamente gli incauti bagnanti. Molteplici sono gli aspetti fisiologici dell’immersione in apnea e dell’immersione  con bombole, come molteplici sono i dettagli e gli accorgimenti tecnici caratteristici di ciascuna di queste discipline sportive, sia quando esse vengono praticate per diletto, sia quando vengono pratica- te a livello agonistico. Il mancato rispetto o addirittura lo stravolgimento dei suddetti principi tecnico-comportamentali del subacqueo sono il primo e fondamentale movente, la causa scatenante di quella tragica ed irreparabile reazione a catena che può condurre fino alla morte.

I fattori di rischio per chi pratica a scopo ricreazionale  attività subacquea  sono la profondità dell’immersione, la durata dell’immersione, la rapida ascensione, il numero di immersioni effettuate, l’intensità dello sforzo, l’esposizione ad alta quota subito dopo l’immersione e la variabilità individuale. I subacquei devono rimanere sempre ben idratati e riposati, immergersi entro i limiti dell’allenamento effettuato e seguire le indicazioni specifiche per il luogo e l’ambiente in cui si trovano. L’attività subacquea è un’abilità che richiede un serio allenamento specifico ed una certificazione che ne attesti le capacità. Nella valutazione del grado di fitness del subacqueo il medico deve valutare i parametri cardiovascolari, tenuto conto che anche immersioni a bassa profondità comportano il rischio di bradicardia marcata e aritmia, la funzionalità dell’apparato respiratorio, malattie croniche preesistenti come il diabete mellito, problemi psicologici (stati d’ansia, inclusa la presenza di attacchi di panico, nell’anamnesi).

I barotraumi dell’orecchio  sono la lesione più comune nei subacquei. Nella discesa l’incapacità di equilibrare i cambiamenti di pressione all’interno dello spazio dell’orecchio medio crea un gradiente di pressione attraverso il timpano che può causare sanguinamento  o accumulo di fluido nell’orecchio medio così come lo stiramento, la rottura del timpano e delle membrane che coprono le finestre dell’orecchio interno.

L’espressione più severa della patologia legata alle immersioni subacquee è la malattia da decompressione che si manifesta nell’ ascensione.  La respirazione  sotto pressione provoca lo scioglimento di un eccesso di gas inerte (azoto) nei tessuti corporei. La quantità dissolta aumenta con la profondità e la durata dell’immersione.  Quando il subacqueo risale in superficie l’eccesso di gas disciolto deve essere eliminato con la respirazione attraverso la corrente sanguigna. A seconda della quantità dissolta ed il tempo dell’ascensione, una parte di gas può supersaturare i tessuti, separarsi dalla soluzione e formare bolle che si spostano con la corrente sanguigna e causare i segni ed i sintomi della decompressione fino ad includere l’embolia polmonare. Tali sintomi sono: dolore alle articolazioni, torpore di coscienza, tosse, dispnea, senso di fatica estrema, vertigini, cambiamenti di personalità, blocco della funzione intestinale e vescicale.

Il rischio di sviluppare la malattia da decompressione aumenta quando i subacquei sono esposti troppo presto ad altitudini a seguito di un’immersione.  Dopo una singola immersione  essi dovrebbero aspettare almeno 12 ore prima di prendere un aereo e almeno 18 ore dopo immersioni multiple.