SITUAZIONE EPIDEMIOLOGICA MONDIALE

La lotta all’AIDS ha rappresentato storicamente una priorità per la comunità internazionale, come dimostrato dalla creazione di una specifica Agenzia delle Nazioni Unite dedicata alla prevenzione e controllo della più importante epidemia dell’era moderna  (UNAIDS) e dai fondi destinati dai più importanti paesi per contrastarne la diffusione. Attraverso una serie di meeting di alto livello, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite stabilì strategie, obiettivi e target per dar vita al Millennium Development  Goal 6 per far prendere all’epidemia il pendio della discesa. Nel 2012 si stima che fossero 35.3 (32.2-38.8) milioni le persone HIV+ viventi, rappresentando un incremento rispetto agli anni precedenti dovuto all’uso sempre più diffuso della terapia anti-retrovirale. C’erano globalmente 2.3 (1.9-2.7) milioni di nuove infezioni, il 33% in meno rispetto al numero del 2001 che era di 3.4 (3.1-3.7) milioni. Anche il numero di morti di AIDS sta diminuendo con 1.6 (1.4-1.9) milioni di morti di AIDS nel 2012 rispetto ai 2.3 (2.1-2.6) milioni del 2005. Il numero annuale di nuove infezioni da HIV tra gli adolescenti ed i giovani adulti è diminuito del 50% o più in 26 paesi tra il 2001 e il 2012. Tuttavia in altri paesi non si è verificata una riduzione della trasmissione della malattia per via sessuale per non aver intrapreso azioni in questo campo (campagne di educazione sull’uso del condom, riduzione del numero di partner sessuali). Entro il 2015 la comunità internazionale si posto l’obiettivo di raggiungere almeno il 90% delle donne HIV+ con la terapia antiretrovirale con l’obiettivo di eliminare le infezioni da HIV nei neonati e ridurre le mortalità delle madri. Nel 2012, il tasso di copertura della popolazione  HIV+ è stata del 61%. Il numero assoluto di persone HIV+ dei paesi a basso-medio reddito che ricevevano la terapia anti-retrovirale nel 2012 è stata di 9.7 milioni. Entro il 2015, si punta a raggiungere complessivamente a livello globale15 milioni di persone.  La terapia antiretrovirale non solo previene il passaggio dall’infezione  da HIV all’AIDS conclamato e quindi la morte. Essa riduce  significativamente il rischio di trasmissione di HIV (riducendo  la viremia) e la diffusione della tubercolosi, patologia che spesso si sviluppa nei soggetti HIV+. Il contrasto all’epidemia di HIV/AIDS tiene conto delle differenze di genere. E’ noto che in Africa l’infezione è presente in una percentuale molto più alta nelle donne e che, in tutto il mondo, le donne che hanno subito violenza sessuale hanno il 50% di probabilità in più, rispetto ad un’altra donna, di contrarre nella loro vita l’infezione.

RUOLO FONDAMENTALE  DEL COMPORTAMENTO DEL VIAGGIAORE

L’infezione da HIV per i viaggiatori internazionali dipende non solo e non tanto dalla destinazione geo- grafica, ma soprattutto dal comportamento.  Per ridurre il rischio di contrarre l’infezione i viaggiatori devono evitare rapporti sessuali con persone il cui stato HIV sia sconosciuto o che siano ad alto rischio per l’infezione da HIV come  le persone dedite alla prostituzione o che hanno partner sessuali multipli o che consumano droghe per via endovenosa. I viaggiatori devono usare i condom in modo corretto se hanno rapporti sessuali (vaginali, anali o orogenitali) con persone il cui stato HIV sia sconosciuto. Devono evitare l’iniezione endovenosa di droghe e/o farmaci illeciti, steroidi e vitamine ed evitare di forare la pelle per manovre come il tatuaggio e/o piercing ed evitare infine trasfusioni di sangue soprattutto in paesi in via di sviluppo dove il sangue può non essere adeguatamente sottoposto a screening.

Qualsiasi persona che sospetti di essere stato esposto al rischio di infezione da HIV deve sottoporsi al test. La maggior  parte delle persone sviluppa anticorpi riscontrabili al test entro 2-8 settimane dall’esposizione (la media è di 25 giorni). Il 97% delle persone sviluppa anticorpi nei primi tre mesi dopo l’infezione. In casi molto rari ci vogliono 6 mesi per sviluppare anticorpi all’HIV.

RESTRIZIONI DEI PAESI ALL’ACCESSO E SOGGIORNO  DI SOGGETTI HIV+

Esistono paesi che nel tentativo di contenere la diffusione di HIV/AIDS all’interno del loro territorio pon- gono limitazioni all’ingresso e al soggiorno di persone  HIV positive.  L’OMS ritiene tali misure contrarie ai diritti dell’uomo, lesivi dei diritti umani che includono il diritto di viaggiare e spostarsi da un paese all’altro. Non esiste alcuna evidenza- sottolinea l’OMS- che queste restrizioni servano a ridurre l’incidenza dell’HIV/AIDS. Potrebbero al contrario inibire- secondo l’OMS- l’adesione volontaria a sottoporsi ai test diagnostici e a seguire eventualmente la terapia prescritta. Forti pressioni sono state fatte per dissuadere gli stati ad eliminare tali restrizioni dal loro ordinamento giuridico. Dal 2010, 10 paesi, territori hanno eliminato restrizioni per l’accesso degli HIV+. Nonostante che il trend sia quello di rimuovere le restrizioni per l’accesso, il soggiorno e la residenza di persone che vivono con l’infezione da HIV, queste leggi – al luglio 2013 – persistono in 43 paesi: 5 paesi mantengono un bando completo, generalizzato nei confronti delle persone HIV positive, 5 richiedono prova di uno status HIV negativo per coloro che si fermeranno per un periodo di 10-90gg e almeno 19 paesi autorizzano la deportazione di individui trovati essere HIV positivi. I paesi che pongono restrizioni all’accesso, soggiorno e residenza di soggetti HIV positivi sono: Arabia saudita, Aruba, Australia, Bahrein, Bielorussia, Brunei, Comore, Cuba, Cipro, Corea del Nord, Emirati Arabi Uniti, Egitto,  Iraq, Israele, Giordania, Kuwait,  Libano, Lituania, Malaysia, Isole Marshall, Isole Salomone,  Mauritius, Nuova Zelanda,  Nicaragua, Oman, Papua Nuova Guinea, Paraguay, Qatar, Repubblica Dominicana,  Russia, Samoa, Singapore, Siria, Slovacchia, Sudan, Taiwan, Tagikistan, Tonga, Turkmenistan, Uzbekistan, Yemen.